ivo 50 anni laurea

OGGI COMPIO 50 ANNI!
19 LUGLIO 1973 -
19 LUGLIO 2023!
Un Guinness dei primati: amore, coraggio e perseveranza!
Amici cari, desidero condividere con voi queste mie nozze d'oro con la Medicina e, se mi conoscete, sapete bene che non potrò essere breve.
Vi prego solo di fare un piccolo sforzo, leggendomi fino in fondo.
Penso che ne varrà la pena.


Dedico questo importante traguardo della mia vita professionale, "alla grande", a chi mi vuole bene, ma soprattuto ai giovani, affinché abbiano il coraggio di affrontare qualsiasi difficoltà, senza avere mai paura, perché l'impossibile non esiste.
È stata una corsa pazzesca contro il tempo, per il timore perdere un padre per la seconda volta.
Si tratta di un thrilling, di un consuntivo di 50 anni in poche righe, una storia incredibile, che ho voglia di  raccontarvi, proprio come fosse una favola, anzi una "leggenda", come affettuosamente mi dice Ciro Immobile.
Mio padre mi voleva avvocato e solo in quel caso mi avrebbe pagato gli studi.
Finito il liceo classico, prima al Giulio Cesare, poi al Pilo Albertelli, mi diede il denaro per iscrivermi a Legge. Però, mentre facevo la fila all'università, soffrivo molto nel vedere sfumato il mio sogno di diventare Medico e cercavo mille scuse nella mia mente per tornare indietro, con la speranza di convincere mio padre a cambiare idea.
Tornai da lui e gli dissi che da avvocato non avrei sopportato il dispiacere se fossi riuscito a far condannare un innocente e far assolvere un criminale...
Non volle sentire ragioni e, arrabbiato,  mi disse: "O fai l'avvocato, o vai a lavorare: da me non avrai più nulla, anzi sarei contento se non fai il mantenuto e te ne vai da casa!"
Il mio orgoglio ferito, mi fece reagire subito...
Cercai un lavoro qualsiasi pur di pagarmi gli studi.
Feci il libraio, il manovale, il lattaio, il meccanico, l'elettricista, fino a farmi assumere a tempo indeterminato alla Pepsi Cola.
Lavoravo di notte, dalle 20:00 alle 8:00.
Mi furono affidati compiti delicati e mi fu rivelato anche qualche piccolo segreto per mettermi in condizione di preparare la Pepsi, la Tonic Water, la Soda Water e il Ginger Ale.
Intanto studiavo con tanta voglia di riscattarmi, con tanta caparbietà e passione, che riuscii a superare abbastanza facilmente gli esami dei primi due anni. Anzi, poiché il professore di Anatomia Umana, Vincenzo Virno, diceva che chi prendeva 30 al suo esame era già mezzo medico, rifiutai il 29/30, già scritto peraltro dal suo assistente sul libretto, e chiesi di essere interrogato di nuovo dal professor Virno stesso, per diventare, come era solito ripetere, già "mezzo medico". Il professore fu non poco sorpreso dalla mia richiesta e lì per lì non voleva cedere. Mi disse: "Quod scripsi scripsi", ma poi accettò, dopo il mio brioso: "Se lei vuole, gentile professore, quod scripsi cancellavi". Mi interrogó, avvertendomi che, se non avessi risposto correttamente, mi avrebbe bocciato. Conoscevo a momoria i suoi libri. Mi chiese di estrarre un numero dalla tombola, che aveva accanto; al numero casuale corrispondeva una domanda (ricordo che estrassi il n. 3). Così cancello' il 29 e scrisse il fatidico 30.  Mi sarei aspettato la lode.
Tra tante sofferenze e difficoltà, mi venne incontro la fortuna.
Mia sorella Irene, aveva 7 anni, un sabato mattina mi portò la schedina del totocalcio. Non avevo mai giocato e lo considerai un segno del destino. La compilai e la diedi a mia madre, che usciva per fare la spesa, con 150 lire, il costo della schedina, perchè la giocasse. Io non uscivo il sabato e la domenica per studiare full-time.
La domenica sera vidi i risultati delle partite e scoprii che il mio tredici valeva 168 milioni di lire (una Ferrari, nel 1968, costava circa 475.000 lire)!
Andai, euforico e felice come una Pasqua, da mia madre, in cucina, e la pregai di sedersi: avevo una notizia sensazionale per lei. Impallidita, si sedette, quasi svenne e, piangendo, mi disse: "Ivetto caro, ho capito, mi dispiace tanto, ma mi mancavano proprio 150 lire per la spesa"...
"Putroppo, o sorte infida, folle è colui che al tuo favor si fida..."! (Metastasio).
Lo interpretai come un messaggio severo, ma chiaro: "Se vuoi riuscire nella vita, devi sudare: " no pain, no gain".
Facevo una vita impossibile, dormivo poco, ero molto stanco e non mi bastava più il denaro che guadagnavo, anche perché qualcuno, insospettabile, aveva fatto sparire tutti i miei risparmi.
Fu la goccia che fece traboccare il vaso. Avvilito e deluso per essere stato pugnalato alle spalle, mi comportai come Giulio Cesare: "Tu quoque Brude..." e gettai la spugna.
Sconsolato, emigrai a Londra, all'avventura, in cerca di un futuro migliore, insieme ad un caro amico elettrauto, Giovanni Cadoni.
Guadagnavo molto bene, ma facevo 3 lavori. Bidello all'International House, una scuola vicino a Piccadilly Circus, e responsabile di 3 pub nella zona più malfamata di Londra, Soho, dove avevo a disposizione 3 buttafuori, tra i quali Mr. Fred e Mr. Milo, campioni di Wrestling. Lavoravo dalle 22:00 alle 4:00 del mattino e, finito il turno, facevo il tassista abusivo con la mia Fiat 1300 per i clienti dei locali.
Ero però molto insoddisfatto e ogni volta che passavo davanti a uno studio medico mi sentivo male e mi bolliva il sangue nelle vene.
Era troppo forte il desiderio di diventare Medico.
Con un bel gruzzolo, salvato per miracolo dalla visita dei ladri, venuti il giorno dopo averlo messo in banca, sono tornato a Roma e ho ripreso gli studi di Medicina, presso l'Università La Sapienza.
Insegnavo l'inglese per vivere, anche a qualche mio professore, ad esempio l'assistente del prof.Gianfranco Fegiz, il fraterno amico Luigi Gioffrè, al quale devo un'eterna riconoscenza, il figlio del prof. Condorelli, Salvatore, etc.
Ho ripreso gli studi a spron battuto e senza perdere un minuto del mio tempo.
Ho fatto i primi esami del terzo anno con successo.
A quel punto, dopo un lunghissimo silenzio, ho sepolto l'orgoglio e la rabbia e ho chiamato mio padre.
Ha molto apprezzato la mia telefonata, ma soprattutto i miei successi agli esami. Purtroppo, però, ha frainteso la mia conversazione.
Gli dissi: "Papà ho superato i primi esami del terzo anno, poi avrò un brutto scoglio al quinto anno, l'Anatomia Patologica, e finalmente potrai dire di avere un figlio Medico!".
Capi' che ero già laureato, mi fece i complimenti, mi invitó nei migliori ristoranti, mi fece perfino dei regali, ma non ebbi mai il coraggio di deluderlo per la seconda volta, dicendogli la verità. Andò molto oltre.
Pubblicò su un giornale, che ancora consevo, la notizia che suo figlio Ivo era diventato medico.
Era l'8 maggio 1972.
Ero mortificato, mi deridevano e mi prendevano in giro tutti, anzi più di qualcuno minacciò di dirlo a mio padre. Chiesi la cortesia di mantenere il segreto. Cominciò la lotta contro il tempo. Dovevo bruciare le tappe a qualsiasi costo. Studiavo giorno e notte per paura di essere scoperto e di riperdere mio padre .
Feci uno sforzo sovrumano: grazie alla mia volontà di ferro e alla grande memoria (parlavo 7 lingue), superai 23 esami in un anno e mi laureai, esattamente 50 anni fa, il 19 luglio 1973, con il massimo dei voti. Poi mi specializzai in medicina dello sport e in cardiologia presso l'Università Cattolica.
Un traguardo molto particolare, da Guinness dei primati e, specialmente alla facoltà di Medicina, è molto difficile, se non impossibile perfino crederlo senza prove: 3 anni in uno!!! Ma chi ci crede!
Solo un grande clinico universitario, il famoso prof. Cesare Frugoni, si vantava di aver fatto due anni in uno.
Amici cari, se non vi sto annoiando, aggiungo un aneddoto incredibile.
Quando feci l'esame di Anatomia Patologica, non avendo a portata di mano un libro da consultare, chiesi un consiglio a uno studente molto preparato, distinto ed elegante. Però, con mio grande stupore, mi liquidó subito: "Come osi, pezzente, rivolgerti a me?"
Lo seguii con lo sguardo. Si allontanò con una Harley Davidson nuova fiammante. Chiesi ai compagni di studio chi fosse quello strano soggetto e, anche se non l'ho più visto, non ho mai dimenticato il suo nome. Orbene, qualche anno fa sono stato quasi obbligato dal Consiglio dell'Ordine dei Medici di Roma, sono il decano, a fare da relatore in un procedimento disciplinare contro questo collega. Ho cercato di rinunciare all'incarico, spiegando il fatto passato e che quindi avrei potuto non essere obiettivo nel giudizio. Inutilmente. Me lo sono ritrovato in Consiglio, seduto accanto a me, brutto, sporco, invecchiato, obeso, con la barba incolta. Sembrava, purtroppo, quello che non era per me: un  pezzente. Nessuno del Consiglio ha esitato a radiarlo dall'Albo, dopo la mia relazione, per i gravi crimini da lui commessi contro l'umanità.
L'importanza di mio padre, in questa vita professionale avventurosa, non era finita con la laurea.
Grazie a lui, riuscii a farmi esonerare dal servizio militare, in modo inusuale e rocambolesco, per la burocrazia, in soli 15 giorni: un altro risultato da Guinness dei primati. Infatti dopo qualche mese dell'abilitazione, ricevetti la fatidica cartolina di precetto e mi sarei dovuto presentare a Firenze per il servizio sanitario come AUC (Ufficiale di Complemento), ma avrei perso tutti i mutuati: ero diventato in breve tempo massimalista. Avrei perso anche un altro treno.
Ero partito come segretario della Stella Azzurra basket, e, appena laureato, ero già medico sociale.
Purtroppo di tante mie iniziative, mio padre ha visto nascere solo  il laboratorio di analisi cliniche Monterchi, che creai con lo scopo di dare un buon avvenire ai miei cari. 
Insomma ho avuto tante belle soddisfazioni per le quali il mio cuore trabocca ancora di riconoscenza.
E oggi, giorno delle mie nozze d'oro con la Medicina, voglio dire grazie, prima di tutti al mio Primario, che prego, mentre lavoro, per la salute dei miei pazienti e amici, poi  a tutti coloro che mi hanno aiutato, siete tantissimi, e in particolare a mio padre Ugo e a mia madre Maria. Gran parte del successo lo attribuisco a lui, per questo è stato bello non solo rispettare il IV Comandamento di Dio, ma aver avuto la possibilità di dedicargli, attraverso la mia Onlus "Un cuore per tutti" (www.uncuorepertutti.com), un villaggio in Argentina, a Barranqueras, nel Chaco, che ospita oltre 100 bambini, tra i più poveri della terra. Si tratta del Barrio Ugo Pulcini, noto anche a Papa Francesco, che è stato lì a dire Messa da Cardinale (Resistencia). E anche per questo, appena eletto, gli ho dedicato un evento internazionale: "Insieme a Francesco, Campioni di Pace".
Un Villaggio, un toponimo anche in Argentina, per mio padre, che era nato a Villa Pulcini di Leonessa, dove riposa.
Sulla sua tomba ho fatto scrivere:
"Non sempre la pietra sepolcrale ricopre anche il nome".
Ad astra per aspera, in sostanza dalle stalle alle stelle e sempre alla grande!
E sappiate, ve lo posso garantire, che ogni sogno può diventare realtà, se volete, ed è anche più emozionante se si arriva al traguardo da soli e da orgogliosi self-made men.
Al telefono rispondo sempre, anche di notte:
"Sono pronto a tutte le ore e per questo faccio il dottore!".
Fare il Medico non è solo una professione, ma una vocazione, che parte dall'anima, una missione, che parte dal cuore al servizio del prossimo che soffre, senza distinzione di religione, cultura, politica, colore della pelle o grandezza del portafoglio, e sempre con la speranza di salvare la vita a più persone possibili.
Questa è la sfida di ogni giorno e questo è il fantastico campionato per la vita e la salute, del quale faccio parte da ben 50 anni!
Grazie per aver avuto il garbo e la pazienza di seguirmi fino in fondo.
Un abbraccio affettuoso a tutti.
Dr.Ivo Pulcini